La prima vera chicca di cui vi parlo oggi è la basilica di santo Stefano Rotondo. In pochi la conoscono nonostante sia una delle più particolari e affascinanti basiliche della città.
Per quale ragione dovremmo abbandonare i nostri amici gladiatori giù al Colosseo e trascinarci fino alle vette del Celio? Di motivi ce ne sono diversi. Il primo è che si tratta di uno dei pochissimi esempi di basilica cristiana a pianta circolare. Ed è sicuramente tra le più antiche. La base originaria, che risale al V secolo d.c., quando la basilica fu consacrata da Papa Simplicio in onore del protomartire Stefano, era strutturata in tre anelli concentrici separati da relativi colonnati.
Questa prima informazione ci offre già un ottimo spunto per farci belli e colpire il nostro interlocutore con temi legati al mistero e ai templari ( si sa che i templari vanno un sacco di moda e riusciremmo a trovarne tracce e suggestioni anche nella ricetta del mojito, di moda a sua volta quasi quanto i templari...ma non divaghiamo) dandoci modo di iniziare a delirare sul tema della cosiddetta “triplice cinta”. La triplice cinta è un simbolo molto antico (di cui torneremo a parlare) che ritroviamo inciso e rappresentato un pò ovunque nell'antichità, e che consiste in tre quadrati concentrici collegati da linee centrali a mò di croce. Lo schema del filetto per intenderci.
Questa struttura ci riporta ad un affascinante simbolismo (i 3 livelli della conoscenza, i tre gradi di iniziazione della tradizione esoterica, i “tre mondi” della tradizione hindu) legato quindi alla numerologia e conseguentemente rapportato alla struttura architettonica di antiche e leggendarie città: dalle antichissime città Celtiche, dove abbiamo una triplice cerchia druidica di mura, ad Atlantide, e ancora alla stessa Gerusalemme Celeste mostrata da un improvvisato Dio architetto a Mosè in quel del Sinai. Se poi ci mettiamo in mezzo anche il tempio di Salomone ecco quindi ricollegata la concezione della pianta originaria della basilica a queste misteriose simbologie architettoniche.
Le proporzioni della struttura ricalcano inoltre con esattezza quelle della più famosa basilica dell’Anastasis a Gerusalemme (il Santo Sepolcro).
Putroppo, in seguito ai numerosissimi rifacimenti che si sono succeduti nel corso dei secoli, l’anello più esterno è stato eliminato e il relativo colonnato che separava i due anelli risulta murato all’interno di quella che oggi ci appare come la parete perimetrale.
Mi dilungo ancora sulla pallosissima questione della pianta originaria solo per introdurre uno degli ambienti più interessanti di questa basilica. La pianta circolare era infatti originariamente intersecata da quattro navate a croce greca, di cui rimane visibile un' unica abside che, sporgendo esternamente alla struttura circolare, va a formare la cappella dove sono custoditi i resti dei martiri Primo e Feliciano.
Consiglio quindi di iniziare la visita da questa cappella, all'interno della quale un suggestivo mosaico in stile Bizantino vi offrirà una singolare e alquanto rara rappresentazione di Cristo raffigurato in un medaglione che sormonta una croce, dove una volta tanto (ed egli sembra convenire con noi nella sua espressione serena e soddisfatta) eviterete di ritrovarcelo inchiodato. Una bellissima immagine che secondo i dettami di un' antica iconografia decisamente più soft, di cui si trovano pochissimi esempi, evitava di turbare e impressionare il fedele con rappresentazioni crude e sanguinolente.
Quando finalmente rasserenati da questa immagine rassicurante, andrete ad ammirare il ciclo di affreschi che decorano il perimetro della chiesa, ecco che invece rimpiangerete i sette capitoli di “the saw” e i ventisette Venerdì 13 che vi siete sparati durante l'ultima maratona di Halloween, nel momento in cui vi troverete di fronte ad una sequenza impressionante di supplizi, sventramenti e amputazioni che non vi risparmieranno certo i particolari sulle torture subite dai vari martiri nel corso delle persecuzioni.
Non vi sembra quindi un bel contrasto? In realtà questo ciclo di affreschi venne realizzato dal Pomarancio in uno degli ultimi rifacimenti della basilica durante il periodo della controriforma, quando spaventare i fedeli era diventato consuetudine e necessità nel momento in cui nuove ideologie, come il protestantesimo, cominciavano a farsi strada nella chiesa. La successione temporale degli affreschi rispetto al mosaico spiega quindi la connivenza di questi due estremi rappresentativi, che nel loro forte contrasto rendono estremamente curiosa e interessante la visita della basilica.
In ogni caso vi invito ad approfondire da soli la storia di questo luogo sorto sui resti di un antico mitreo Romano e le varie ipotesi sul suo legame con la basilica del Santo Sepolcro. Qui mi basta avervi incuriosito su quello che potrete spacciare come la chiesa più pulp della città, dove ignare coppiette vanno a sposarsi e a battezzare innocenti fanciulli circondate da questo orrore sanguinolento.
La basilica si trova al Celio in via S. Stefano Rotondo 7 e si può visitare dal martedì al sabato la mattina fino alle 12:30 e il pomeriggio dalle 15:00 alle 17:00 (18:00 l’estate).
Dopodichè vi invito allo svacco più assoluto in quel di Villa Celimontana giusto di fronte.