Quante volte siamo rimasti sorpresi e delusi di fronte alla scoperta dell'improvviso "cambio di gestione" del nostro locale, ristorante o negozio preferito (senza contare le derive estremistiche di chi ha osato convertire una vecchia trattoria romanesca in un un disco-risto-pub-pizzeria-kebabbaro con karaoke)? Qualcosa di simile è avvenuto anche per la Chiesa della Natività di Gesù a Piazza Pasquino, per quanto almeno in questo caso possiamo sentirci di riconoscere con convinzione gli effetti positivi di un cambiamento, foriero di un'animazione decisamente più allegra. E in effetti il passaggio "di gestione" dalla Confraternita degli Agonizzanti alla comunità Congolese di Roma, già nel nome suggerisce un'evoluzione più ottimistica, soprattutto se consideriamo l'agonia come punto di partenza. Ai tempi in cui il buon vecchio Mastro Titta, celebre boia Romano, faceva perdere la testa a uomini e donne con un secco colpo d'ascia, la chiesa si trovava esattamente lungo quel percorso obbligato che portava i condannati a morte verso Castel Sant'Angelo, storico luogo di punizione e spettacolo collettivo, antesignano dei morbosi programmi di intrattenimento odierni sul genere "la vita (!?) in diretta". La Confraternita degli Agonizzanti si occupava quindi per l'occasione dell'esposizione del Santissimo Sacramento all'interno della chiesa, come personalissimo in bocca al lupo al "morituro", mentre sulla porta veniva affissa una tavolozza con il nome del condannato.
Da alcuni anni questa stessa chiesa è passata alla comunità Congolese di Roma, che si riunisce ogni domenica mattina alle 11 per celebrare la propria liturgia settimanale.
Se avete intenzione di assistere alle loro gioiose celebrazioni, prendete queste indicazioni con una certa libertà: per quella legge universale secondo cui la precisione negli orari è indirettamente proporzionale allo spostamento geografico verso sud, recandovi alle undici davanti alla chiesa rischiereste infatti di dovervi intrattenere in veste di parcheggiatori abusivi in attesa del comodo arrivo scaglionato di preti, musicisti, coriste e partecipanti. Con moltissima calma tra le undici e mezza e mezzogiorno avrà dunque inizio la messa, con la musica e il ritmo dei bonghi a diffondere nell'aria spensierate melodie, stimolando immediatamente quel classico buonumore da domenica mattina precorritore di una devastante fame chimica.
Per chi non fosse propriamente un fan della messa in genere, il fatto che il sermone venga ripetuto per ben tre volte in tre lingue diverse (Italiano, Francese e Lingala, idioma locale della Repubblica del Congo), potrebbe rappresentare un elemento deterrente, e se finora avevate considerato imbattibile la vostra capacità di assentarvi mentalmente durante una predica domenicale, avrete modo di scoprire le nuove frontiere di un viaggio anarchico della mente durante il sermone in lingua Lingala. La liturgia è quella romana-latina...con l'aggiunta di quello che potremmo definire in tipico dialetto Lingala "una botta de vita". Canti e balli si alternano a momenti rituali dove il sottofondo di austera solennità lascia il passo a ritmi decisamente più "vacanzieri" (definizione del tutto impropria dettata dall'inconscio), in cui tutti collaborano battendo le mani e tenendo il tempo.
Il momento dell'offertorio si distingue per la concretezza di un'offerta fatta di veri e propri frutti della terra (frutta, verdure e pane), che vengono portati dai bambini a passo di danza verso l'altare: in realtà più che di una danza si tratta di movimenti rituali, parte integrante di una liturgia che la maggior parte di noi imbucati riduce semplicemente all'inflazionatissimo stereotipo dei neri che "hanno il ritmo nel sangue". Coloro che penseranno di assistere ad una specie di Sister Act, dovranno infatti accontentarsi di un momento di gioia ritmata e di semplice, rincuorante intimità. Di tanto in tanto si affacciano turisti incuriositi che si trattengono per alcuni minuti, il più delle volte rimanendo ai margini, confinati nelle retrovie come imbucati ad una festa in cui non si conoscono le regole di comportamento. Persino i gesti e le parole sembrano ritmati, e la sensazione è che nessuno sembri avere fretta di concludere in vista dei suoi impegni domenicali, soprattutto in considerazione del fatto che la messa della domenica E' l'impegno domenicale! E l'estrema cura ed eleganza nell'abbigliamento tradiscono l'importanza di questo appuntamento molto atteso.
A prescindere dal significato religioso, questa circostanza diventa soprattutto un momento importante di confronto e di sostenimento reciproco all'interno di una comunità straniera, in cui non mancano occasioni di coinvolgimento all'esterno nei momenti in cui si vuole porre all'attenzione pubblica i serissimi problemi di instabilità politica di un paese, spesso passati inosservati per la "colpevolezza" di una nazione poco strategica in quanto a fornitura di petrolio. Per quanto ci riguarda, complice la ripetitività dei vari passaggi nelle diverse lingue, l'apparente voglia dei presenti di godersi senza fretta l'occasione di incontro per un tempo estremamente dilatato, e una nostra compassata rigidità nel lasciarsi coinvolgere dal ritmo di gruppo, passato il primo momento di entusiasmo sarà difficile arrivare indenni fino alla fine. E così, possibilmente senza sbattere la porta, ci ritroveremo all'esterno prima del tempo, magari ripromettendoci che la prossima volta rimarremo più a lungo per vedere "come va a finire", e, cosa più importante, con il sorriso sulle labbra e un piacevole ritmo di bonghi nella testa ( anche se quello ce lo avremmo avuto in ogni caso dopo il consueto sabato sera...).