Se da sempre le statue sono sinonimo di mutismo e immobilità, allora vale certamente la pena andare a scoprire, in uno dei maggiori capolavori di Lorenzo Bernini, la capacità di trasformare un blocco di marmo in un'esplosione di sensi, dove il movimento, la fisicità e finanche la risonanza di un gemito, ci colpiranno con tutta la forza espressiva del barocco, lasciandoci ammirati, confusi e con la strana sensazione di risultare persino un pò indiscreti: stiamo parlando dell'estasi di S.Teresa D'Avila.
Per interpretare l'ambiguo mistero di questa eccezionale opera d'arte, o almeno per cercare di darle un senso e una lettura personale, dovrete recarvi nella chiesa di S. Maria della Vittoria in via XX Settembre, così chiamata in onore dei vittoriosi risultati in ambito bellico ottenuti da Cristiani contro Protestanti in occasione del match della Montagna Bianca, durante il campionato della guerra dei trent'anni. E fu proprio per celebrare questi "pii avvenimenti" che la chiesa venne riccamente e sfarzosamente decorata alla maniera barocca, così come ci appare oggi in tutto il suo splendore. Molti di voi la ricorderanno inoltre come una delle tappe del sopravvalutato romanzo "Angeli e Demoni", nel passo in cui il celebre investigatore Robert Langdon, interpretato da Tom Hanks nell'omonimo blockbuster americano, accorre sul tardivamente previsto luogo del delitto per ritrovarsi ovviamente a festa terminata di fronte ad uno dei cardinali, vittima predestinata, appeso in catene sopra una catasta infuocata e marchiato a fuoco con la scritta "FIRE" (un plauso alla focosa coerenza).
L'opera oggetto della nostra visita è collocata in una delle cappelle del transetto sinistro della chiesa, e più precisamente nella cappella funeraria della famiglia Cornaro, la cui decorazione fu commissionata all'artista dallo stesso Cardinale Federico Cornaro. Ci troveremo davanti ad una vera e propria rappresentazione scenica, dove il Bernini, mettendo a frutto tutta la sua esperienza nel campo come realizzatore di imponenti scenografie teatrali, ricostruisce lo spettacolo dell'estasi con protagonisti dell'azione la Santa e un sadico cherubino. Per completare la metafora del palcoscenico, Bernini non ci risparmia nemmeno gli effetti speciali delle luci dei riflettori, utilizzando l'artificio barocco di una finestrella nascosta, attraverso la quale la luce naturale del giorno, irradiandosi lungo una struttura artificiale di raggi di bronzo, riproduce un suggestivo effetto di illuminazione sugli "attori" al centro della scena. A chiudere il quadro troviamo persino la riproduzione del pubblico (la famiglia Cornaro) che assiste distrattamente allo spettacolo dalle altezze di un palchetto teatrale. Per comprendere il senso di quest'opera e le sue possibili letture, sarà bene riprendere il passo dai diari della Santa a cui l'artista si ispirò per la realizzazione del suo capolavoro.
"Un giorno mi apparve un angelo bello oltre ogni misura. Vidi nella sua mano una lunga lancia alla cui estremità sembrava esserci una punta di fuoco. Questa parve colpirmi più volte nel cuore, tanto da penetrare dentro di me. II dolore era così reale che gemetti più volte ad alta voce, però era tanto dolce che non potevo desiderare di esserne liberata. Nessuna gioia terrena può dare un simile appagamento. Quando l'angelo estrasse la sua lancia, rimasi con un grande amore per Dio. » (Santa Teresa d'Avila, Autobiografia, XXIX, 13). La Santa ci appare decisamente dotata di quella maestria descrittiva che farebbe invidia a Barbara Cartland e a tutte le più spudorate autrici di romanzi rosa della celebre collana Harmony nell'esplicitazione di tali sensuali atmosfere. E chi l'avrebbe mai detto, inoltre, che il mitico Mario Brega in "un sacco bello" di Verdone si sarebbe avventurato in una citazione Teresiana, riferendosi con leggiadria e cognizione di causa alla figura soprannaturale dell'angelo dotato di "spada de foco", accompagnando il tutto con un gesto non riportabile in forma letteraria, ma che sono certo molti di voi staranno in questo momento reinterpretando di fronte allo schermo del pc.
In effetti già ai suoi tempi molto si discusse sulla figura di questa santa, istitutrice dell'ordine delle monache e dei frati Carmelitani Scalzi, e fondatrice indefessa di conventi e case per il suddetto ordine con ritmi al limite della bulimia edilizia. Lei stessa soleva sottoporsi a mortificazioni corporali dettate dai sensi di colpa insinuati in lei da chi non vedeva nelle sue esperienze mistiche un accezione del tutto spirituale. In ogni caso la complessità della sua figura, al confine tra forza carismatica ed estrema fragilità fisica e mentale, dove la linea di demarcazione tra le fantasie sessuali di una giovane donna e l'esperienza del divino è labile e confusa, ispirarono al nostro Bernini una delle più emozionanti e vitali opere d'arte, proprio nel momento in cui, sotto il Pontificato di Innocenzo X, le sue quotazioni di artista cominciavano lentamente a scendere.
L'interpretazione del passo è magistralmente riprodotta nel dettaglio, con la Santa adagiata su una nuvola, che come una macchina teatrale la trasporta verso l'alto, e in cui tutto il tormento, l'estasi e l'abbandono del corpo vengono trasferiti sull'effetto disordinato e scomposto dell'ampia veste, appena scostata dal giovane cherubino che con un sorriso perverso le punta la lancia pronto a mirare sul cuore. La bocca socchiusa e gli occhi al cielo sono la perfetta rappresentazione di quel "sacro erotismo" che molte altre volte ritroviamo nell'esperienza di tante celebri mistiche. A chiudere la scena abbiamo infine i membri della famiglia Cornaro, che in una perfetta istituzionalizzazione dell'arte del voyeurismo, assistono all'evento da un palchetto teatrale che affaccia direttamente sull'altare della cappella, trasformato da Bernini in palcoscenico per l'occasione. Appagati da tanta bellezza (e comunque sempre meno appagati della Santa), confusi tra erotismo e sacralità, indecisi fra le più nobili intenzioni e la voluta malizia dello scultore, probabilmente lascerete lo spettacolo senza essere riusciti a comprenderne davvero il significato, ma come dice la nostra S.Teresa in una frase a effetto da bacio Perugina "La cosa più importante è non pensare troppo e amare molto; per questo motivo fate ciò che più vi spinge ad amare". Insomma chissenefrega, andate a casa in buona compagnia e godetevi anche voi la vostra personalissima estasi.
La Chiesa di S. Maria della Vittoria si trova in via XX Settembre 17 ed è aperta tutti i giorni dalla 9:00 alle 12:00 e dalle 15:30 alle 18:30.