Come potremmo immaginare un museo di storia della civiltà romana in una moderna metropoli del 2012, in piena era multimediale? Proiezioni di filmati in 3D, percorsi interattivi multisensoriali, schermi touch screen ('tacci de chi?) di ultima generazione, ologrammi di Giulio Cesare in persona e "aò ce stanno pure le applicazioni da scaricare per lo smart phone?". Ma se andassimo a sostituire la definizione di "moderna metropoli del 2012" con "Roma", non dovremmo allora sorprenderci nel ritrovarci piuttosto all'interno di polverosi saloni di un museo dove il tempo sembrerebbe essersi fermato agli anni Sessanta, e in cui la storia di un'intera civiltà ci viene raccontata attraverso copie e calchi in gesso di monumenti celebri e minuziose ricostruzioni in scala realizzate all'inizio del secolo scorso. E sapete una cosa? Tutto ciò è infinitamente più entusiasmante! E se anche non proverete l'ebbrezza di ritrovarvi catapultati nelle atmosfere dell'antica Roma con l'ausilio di qualche proiezione in 4D, potrete comunque consolarvi con un salto alla fine degli anni '50 del secolo scorso, per un viaggio nel tempo decisamente più realistico.
Ci troviamo in uno dei musei dell' EUR, quartiere Mussoliniano per eccellenza progettato in occasione dell'esposizione universale del 1942 ed espressione più rappresentativa dell'architettura razionalista, i cui lavori furono interrotti in occasione della seconda guerra mondiale. L'edificio dallo scenografico colonnato venne dunque completato solo nel 1952 ed inaugurato ufficialmente tre anni dopo come Museo della Civiltà Romana. In questa sorta di imponente magazzino finale confluirono dunque tutta una serie di copie tarocche sottoforma di calchi in gesso, riproduzioni plastiche e modellini in scala frutto di due precedenti allestimenti. Una parte dei materiali proviene infatti dalla grande esposizione universale del 1911, che vide Roma in un fermento senza precedenti (o forse dovrei dire senza posteriori) nella realizzazione di imponenti scenografie all'aperto, tra le quali spiccava una celebrazione della Roma antica alle terme di Diocleziano. Il materiale venne successivamente depositato nei magazzini dell'ex pastificio Pantanella a Circo Massimo prima di essere riordinato nell'attuale museo. Il secondo allestimento riguardava invece la Mostra Augustea della Romanità (1937) al Palazzo delle Esposizioni di Roma, che secondo il consueto e delirante accostamento tra imperialismo fascista e imperialismo Augusteo, esaltava a scopi propagandistico-autoreferenziali la figura dell'algido imperatore di Roma in occasione del bimillenario della sua nascita.
La collezione si sviluppa lungo due percorsi tematici consecutivi: la prima parte prevede una sintesi della storia di Roma a partire dalle sue origini, dove riproduzioni parziali a grandezza naturale (il pronao del tempio di Augusto ad Ankara) si alternano a modellini in scala dei monumenti più rappresentativi, dal plastico della fastosa Villa Adriana di Tivoli, passando per un Circo Massimo e un Colosseo a misura di casa delle bambole, con la conseguente suggestione di un utilizzo meno didattico da parte dei più piccoli (ad esempio come dependance della casa di Barbie per qualche macabro gioco che veda le bionde amiche della Mattel sbranate dai criceti al centro dell'arena). Molto interessante la ricostruzione delle battaglie più famose attraverso una serie di raffigurazioni e modellini che farebbero sbavare qualsiasi appassionato di giochi di ruolo vecchia maniera. La seconda parte del percorso presenta invece una panoramica dei vari aspetti della vita quotidiana, dalla letteratura, alle abitudini alimentari, al commercio, con la riproposizione di ambienti e strumenti d'uso comune minuziosamente riprodotti. L'onnipresente font "Mostra" (il carattere utilizzato nella stampa fascista) ci accompagna lungo tutto l'allestimento in questo percorso con doppia chiave di lettura, dove potrete scegliere di seguire il filone della conoscenza della civiltà romana, così come suggerisce il nome stesso del museo, o quello, parimenti affascinante, della scoperta di questa curiosa produzione di architettura tarocca da esposizione universale di inizio secolo.
In questa eccezionale carrellata di falsi e ricostruzioni, eseguiti perlopiù con materiali poveri, spicca una serie di calchi della colonna di Traiano, frutto di una serie di riproduzioni volute da Napoleone III e successivamente disposti a fini espositivi lungo l'inquietante corridoio sotterraneo al neon (al di sotto del colonnato esterno). Un vero e proprio fumetto post-industriale dove avremo l'opportunità di leggere l'eccezionale descrizione della battaglia di Dacia.
Un altro elemento che ci riporta a qualche decina di anni addietro è la situazione strutturale del complesso, che in prossimità di un intervento di recupero già iniziato, ci avvolge in una nostalgica atmosfera di trascuratezza, tra tinteggiature smorte alle pareti e una totale assenza di aria condizionata (geniale la mia idea di visitarlo in piena ondata Minosse, in uno scenario estivo da Roma deserta alla "un sacco bello" di Verdone). In questo contesto si inserisce perfettamente l'aneddoto di un invasione di termiti in pieno stile B-movie che a metà degli anni Ottanta divorò gran parte dell'esposizione lignea.
Ad ogni modo il pezzo forte di tutta la collezione, quello che spazzerà via tutti i nostri sogni coltivati fino a quel momento di portarci a casa la riproduzione del Circo Massimo come pista per le automobiline o l'intera ricostruzione in scala della Roma arcaica come base per un presepe da competizione, è certamente l'imponente plastico in scala 1:250 della Roma dei tempi di Costantino. Eccoci finalmente al cospetto di un'opera d'arte originale, nata dalla collaborazione fra l'architetto Italo Gismondi e l'esecutore artigiano Pierino Di Carlo, visibile percorrendo un ballatoio sopraelevato che ne abbraccia l'intero perimetro. L'accurata ricostruzione si basa sulle fonti dell'eccezionale Forma Urbis dell'archeologo Rodolfo Lanciani, e si vocifera che venga tuttora aggiornata sulla base degli ultimi ritrovamenti (detto fra noi ce credo poco). Ad ogni modo l'impatto è di grande effetto e questo volo d'angelo sulla Roma Imperiale riuscirà ad entusiasmarci nonostante l'avvilente contorno di pareti giallognole sul genere palestra di scuola media. Una fantastica esperienza per gli amanti della visuale dal finestrino dell'aereo, con il valore aggiunto di un salto nel passato: prendetevi tutto il tempo per ammirarla e scoprirla in ogni suo dettaglio.
All'uscita, dopo aver scavalcato i custodi comprensibilmente rifugiatisi nel portico di ingresso per sfuggire alle temperature proibitive dell'interno, mi ritrovo nuovamente sull'assolata piazza G.Agnelli, sovrastato dalle strutture razionaliste del monumentale palazzo commissionato dalla FIAT (appunto, piazza Agnelli). Una famiglia di Olandesi, giunta misteriosamente fin qui, è in attesa di entrare mentre il capofamiglia sistema il parasole sul parabrezza della macchina (gran paraculata, penso pregustando i 60 gradi che mi aspettano all'interno del mio abitacolo). Mi chiedo se riusciranno a cogliere l'atmosfera e il contenuto di questa visita o ne usciranno semplicemente delusi per tanta trascuratezza, dopo un'impietosa comparazione con gli scintillanti musei del Nord Europa. Io, neanche a dirlo, ne esco sudato ma entusiasta.
E se posso darvi un consiglio, datevi una mossa prima che un riuscitissimo intervento ristrutturale lo trasformi nell'ennesimo efficientissimo museo.
Il Museo della Civiltà Romana si trova in Piazza G.Agnelli 10 all'EUR ed è aperto dal martedì alla domenica dalle 10:00 alle 14:00