L'estate sta finendo (involontaria citazione trash anni Ottanta) e, complice la paventata crisi economica, moltissimi tra i romani hanno scelto per quest'anno di limitarsi ad un pendolarismo estivo di consolazione verso gli ameni lidi di Ostia Beach. Nel corso dell'ultimo secolo la linea ferroviaria Roma-Ostia lido della stazione di Porta San Paolo ha consentito a generazioni di bagnanti di transumare verso l'agognato refrigerio del litorale metropolitano, lungo questa mitica tratta che rimane tutt'oggi un'esperienza obbligata per ogni vero romano, e che varrebbe la pena affrontare anche solo per osservarne la variegata umanità che ne popola allegramente banchine e vagoni munita di pranzi al sacco, materassini oversize e ombrelloni contundenti: una versione decisamente più estiva e colorata rispetto alle grigie tonalità di solitudine che siamo abituati ad incontrare nei convogli metropolitani in orario di ufficio. Per chi non lo sapesse, una volta attraversato il varco muniti di biglietto, c'è la possibilità di ingannare l'attesa con un rapido salto nel passato delle ferrovie metropolitane, attraverso una breve visita all'adiacente Parco Museo Ferroviario dell'Atac. Agli incazzatissimi utenti dei mezzi in questione, che contino di riuscire ad ammirare in loco una collezione di scalpi degli amici di Alemanno nepotisticamente infiltrati in azienda, dispiace comunicare che dovranno accontentarsi di una curiosa esposizione di tram e locomotori d'epoca, affiancati da tutta una serie di cimeli a tema rinvenuti tra depositi, stazioni e uffici amministrativi.
Una volta entrati verremo accolti con sospetto e delusione da una serie di locomotori in disuso, e quelle che a prima vista ci appariranno come vecchie macchine arenate in un capolinea di periferia qualsiasi, si riveleranno in realtà essere dei piccoli gioielli d'epoca dai nomi altisonanti di Locomotore 05, Tram 404, ed Elettromotrice ECD21. La possibilità di salire a bordo per un viaggio temporale su binario è il classico bonus che farà sicuramente la differenza. Ed eccoci così montare all'interno del tram 404, classe 1939, un tempo operativo su quel percorso fatto di sogni e speranze che da Termini conduceva a Cinecittà. Tra i vecchi sedili in legno e la scoperta di dettagli d'epoca, una serie di vetrinette conservano documenti e scartoffie a tema tra i quali è doveroso segnalare l'originale di un certificato di richiesta di "prolungamento malattia" di un ex lavoratore, la cui presenza in sede di esposizione ci piace leggerla come autoironica celebrazione delle attitudini dei dipendenti pubblici. In poche parole la "cazzata" di un ex dipendente nostro antenato assurge alla dignità di documento storico che diventa pezzo da museo. Raccoglimento e devozione di fronte al cimelio sono richiesti ad ogni vero fancazzista che si rispetti.
Ancora più affascinante risulta l'esplorazione a bordo dell'elettromotrice ECD21 (per i profani una sorta di mix tra convoglio postale e treno passeggeri) in rappresentanza dei convogli della ferrovia Roma- Civita castellana-Viterbo. Il cosiddetto treno della Tuscia, oltre a sfoggiare la sua buca postale itinerante brandizzata "Regie Poste" sulla fiancata, destinata a raccogliere la corrispondenza lungo le stazioni, ( ogni commento comparativo o riflessione sulle moderne tecniche di comunicazione suonerebbe banale e retorico, ma non resisto e devo farlo: "altro che le e-mail di oggi!"), ci accoglie al suo interno in uno scomparto viaggiatori di terza classe dagli originali arredamenti lignei. Sarebbe certamente interessante approfondire i dettagli della cabina-sala macchine o l'interno del piccolo ufficietto adiacente allo scomparto bagagli, ma l'esperienza più significativa è certamente quella di sedersi al "proprio" posto, chiudere le tendine e immaginare una destinazione di sessant'anni fa per un viaggio nella storia che, complice la propria fantasia, pochi musei sanno ancora regalare. Se poi qualcuno dovesse sorprendervi mentre leggete il vostro libro comodamente seduti prendendovi per pazzo, è comunque un problema suo.
Tornati all'esterno possiamo chiedere al disponibilissimo e gentilissimo personale (e lo dico senza ironia) di condurci verso l'ex biglietteria estiva, testimone di un tempo in cui l'incremento dei viaggiatori su rotaia verso l'esotico lido di Ostia necessitava di sportelli aggiuntivi per la stagione calda, in linea con quella consueta efficenza di regime tuttora tristemente glorificata (ed effettivamente dei "treni in orario" la nostra storia ne avrebbe fatto volentieri a meno). All'interno è visibile un'ulteriore collezione di inutili e curiosi cimeli che, tra vecchi pacchi di biglietti inutilizzati e tessere ingiallite di ex dipendenti, potrebbero al limite destare interesse esclusivamente in un frequentatore accanito di mercatini delle pulci. E anche in questo caso saranno la fantasia e l'immaginazione a regalarci l'emozione più forte, quando tenteremo di rievocare una nostalgica cartolina d'epoca dove bagnanti del secolo scorso si accalcano in fila per un biglietto verso l'eccezionalità di una giornata al mare a quegli stessi sportelli ormai chiusi. Ma il cuore dell'esposizione e la vera sorpresa che ci riporterà alle nostre primitive pulsioni ludiche è la "stanza segreta" con il plastico dei trenini elettrici. Anche in questo caso sarà il custode di turno ad introdurci in una stanza dominata dal cosiddetto plastico Urbinati (dal nome dell'autore), rappresentante la stazione e la centrale elettrica di Osilo (che una googlata veloce collocherà in provincia di Sassari in Sardegna). L'accensione del plastico ferroviario ci lascerà incantati come bambini troppo cresciuti, mentre in un loop alienante continueremo a seguire il trenino che entra ed esce dalle gallerie, con un sorriso ebete dipinto sul volto e la conseguente e comprensibile commiserazione mista ad orgoglio negli sguardi del custode.
Alla fine della visita ci siamo meritati una serie di gadget da veri fedelissimi, tra i quali una T-shirt brandizzata Atac, che indossata in pandant con la relativa borsa di tela, potrebbe risultare un ottimo metodo per girare con i mezzi pubblici senza biglietto, nella speranza che l'ostentata devozione per il marchio ci aiuti a simpatizzare con il controllore di turno (come effetto collaterale potreste apparire perfetto capro espiatorio per un assalto di vecchine incazzate alla fermata dopo 50 minuti di attesa abbondante).
Il piccolo Museo del Trasporto si trova all'interno della stazione di Porta San Paolo ed è aperto ad ingresso libero (solo io ho pagato il biglietto per passare i tornelli?) dal lunedì al giovedì, dalle 9:00 alle 16:00 e il venerdì dalle 9:00 alle 13:00