Segue la seconda parte dell'itinerario alla scoperta della Garbatella (leggete la prima parte se non l'avete ancora fatto).
Dopo avervi abbandonato per tre giorni in un estenuante aperitivo all' "acino brillo", prima di riprendere il nostro percorso sarà innanzitutto opportuno tastarvi il polso e accertarmi che siate ancora vivi. Fatto questo, vi invito a rimettervi in marcia per proseguire nell'esplorazione del quartiere, alla scoperta delle bellezze che la nostra garbata ostella tiene ancora in serbo per noi.
Prima di lasciare piazza Sant'Eurosia e i suoi dintorni, vi suggerisco di volgere la vostra attenzione al famoso lotto 24 confinante con la Piazza, altrimenti detto lotto delle "casette modello". Questo vero e proprio laboratorio di sperimentazione urbana, venne edificato nel tempo record di soli 5 mesi in occasione del XII Congresso Internazionale delle Abitazioni e Piani Regolatori del 1929 (pensate che palle), con lo scopo di celebrare le potenzialità estetiche di stampo razionalista applicate alla funzionalità dell'edilizia popolare, il tutto ovviamente a fini dimostrativi e propagandistici. Venne quindi indetto un vero e proprio concorso a cui parteciparono i più importanti architetti della "scuola Romana". Tra questi si distinse e si accaparrò il titolo di vincitore (stop al televoto) l'architetto Mario De Renzi, con l'esecuzione del cosiddetto villino Palladiano all'angolo tra via delle Sette Chiese e via Borri, così come ricordato sulla lastra posta ai piedi del cancelletto di ingresso. Il risultato di questo esperimento è un'isola urbanistica a se stante, dalle architetture sobrie e lineari, che si inserisce con la sicurezza dell'abito "casual" in questo contesto a tratti esageratamente neobarocco e a tratti eccessivamente troppo ministeriale. Sempre nelle adiacenze della piazza, esattamente sul lato opposto, non mancate di fare un salto alla cosiddetta "chiesoletta" di garbatella, dedicata ai Santi Isidoro ed Eurosia e molto cara agli abitanti del quartiere, in particolare legati al suo oratorio, luogo di aggregazione di generazioni di ragazzi tra partite di pallone, prime canne e interminabili sfide a biliardino (il capitano della Roma Di Bartolomei si formò proprio su questo campetto).
Vale sicuramente la pena dare un'occhiata alla simpatica meridiana posta sul muro della chiesa ed incisa su una lastra di marmo. Oltre ad indicarci le ore comprese tra le 10:00 e le 15:00, con quel mix di sacro e profano tipico del disancantato modo di fare dei Romani, prima ci invita a riflettere con "Insegnaci o Signore a contare i nostri giorni" e poi a sbevazzare impunemente con "È sempre l'ora per un buon bicchier di vino". Che è un pò in effetti lo stesso ragionamento fatto da me quando ho cominciato a sospettare di non capirci un cazzo di come leggere una meridiana. A questo punto, seguendo gli insegnamenti del Signore, se i tempi coincidono con quelli della cena (o del pranzo), prima di passare sotto l'arco di via Rubino vi consiglio caldamente una sosta nella trattoria "tanto pe magnà", situata al civico 9/15 di via de Jacobis.
Come sempre più spesso accade, questi leggendari posti dove "se magna bene e se spende poco" sono diventati le nuove frontiere del radical chic, e attori e politici sempre più numerosi cedono al richiamo del piattone di carbonara in trattoria, secondo la nuova moda degli pseudo-vip che tra una scappata al Billionare e una seratina ad Arcore, non dimenticano i piaceri semplici e genuini del popolo a cui "si mischiano" per benevolenza e ritorno d'immagine ( lo dico con impercettibile vena polemica).
A proposito di ciò mi è capitato di avvistare il presidente della regione Renata Polverini, che in un geniale seppure involontario atto di autoironia, ha scelto di portare il suo staff a cena proprio qui, nel posto che porta il nome dell'obiettivo primario della sua carriera politica, nonchè del vero e proprio leit-motiv della sua attività in regione: "TANTO PE MAGNA' ", appunto! Il sito web della trattoria è una celebrazione dell'essenzialità e del minimalismo: una pagina sola, poche cazzate e informazioni rigorose. In ogni caso le promesse vengono mantenute e questo ci piace molto, quasi quanto le polpette al sugo, la ricottina fresca dell'antipasto e l'immancabile gricia.
Soddisfatti e avvinazzati potrete riprendere il giro, imboccare via Rubino sotto l'arco, e godervi una piacevolissima passeggiata lungo questa amena stradina alberata, resa ancora più piacevole nelle serate primaverili dall'intensità del profumo dei fiori ( e se anche sentiste profumo di violette non aspettatevi di veder sbucare Padre Pio da qualche cortile). A metà strada un simpatico murales vi inviterà a soffermarvi per un ripasso completo della filmografia del grande Alberto Sordi. Prima di raggiungere Piazza Sapeto, vi suggerisco di curiosare nell'ultimo condominio a sinistra, dove, soprattutto nelle mattinate di sole, avrete la possibilità di godervi tutto il fascino di un intero cortile adibito a stenditoio, allestito con una variopinta esposizione di panni e lenzuola stesi ordinatamente ad asciugare. Confesso di provare una specie di attrazione morbosa per i caratteristici scorci di panni stesi al sole, umile spettacolo del quotidiano che grazie a quella commistione di semplicità, freschezza e rassicurante malinconia riesce comunque a suscitare un'emozione. Piazza Sapeto ci appare come un' autentica scenografia teatrale, in cui i palazzi sono le quinte di un palcoscenico che si apre inaspettatamente su un panorama metropolitano, lontano anni luce dallo splendore mozzafiato delle vedute del Gianicolo, ma con il fascino underground che solo le periferie delle grandi città possono offrire. Al posto di una più classica cupola rinascimentale, la protagonista di questo scorcio urbano è la torre dell'orologio dell'albergo Rosso, uno dei quattro alberghi sorti alla fine degli anni trenta come ulteriore espressione architettonica del quartiere, e destinati ad ospitare temporaneamente gli sfollati del centro storico in camerate e spazi comuni.
A questo punto, nel caso abbiate esagerato con il vino di "tanto pe magnà", vi invito alla cautela nello scendere la scalinata di via Angelo Orsini, alla fine della quale, probabilmente complice l'alcol, troverete estremamente romantico il colpo d'occhio che vi si offrirà quando vi volterete alle vostre spalle. Al lato c'è la piccola fontana Carlotta, detta anche fontana degli innamorati in quanto storico luogo di incontro dei fidanzatini per i loro convegni d'amore prima della guerra: un volto femminile incorniciato da lunghi capelli, da cui zampilla un getto d'acqua fresca, al tempo importante fonte di approvigionamento di acqua potabile per gli abitanti del quartiere.
L'immagine complessiva ci riporta a quegli acquarelli sul genere "Roma sparita", che lasciano un sorriso ebete sul volto ed una piacevolissima nostalgia, canaglia (come direbbe Albano) almeno quanto gli stronzissimi e scivolosi sanpietrini bagnati alla base della fontana. Scesi dalla scalinata girate a destra per via Roberto De Nobili e proseguite fino a piazza Geremia Bonomelli.
A prima vista lo slargo non ha nulla di attraente, e prima che possiate pensare che vi abbia condotto in un posto totalmente inutile perchè ormai a corto di cartucce, vi segnalerò due piccole curiosità.
Innanzitutto, se guardiamo in alto sulla facciata del palazzo alla nostra sinistra, riconosceremo l'effigie della nostra beneamata ostella, protagonista nel precedente post dell'incipit di questo itinerario e simbolo stesso del quartiere. E' un busto di donna, che mostrandoci un seno scoperto, sembra invitarci maliziosamente a scoprire le sue grazie. E a noi piace pensare che in effetti ,se vogliamo davvero riconoscere la garbata ostella come personificazione del quartiere, quello che stiamo facendo è proprio scoprire le sue bellezze, in entrambi i casi neanche tanto nascoste, così come lei stessa ci invita a fare. Sempre sul muro dello stesso palazzo, un graffito di vernice rossa ci esorta con circa sessant'anni di ritardo a fare quelle che dovranno essere le nostre scelte politiche con un: "VOTA GARIBALDI LISTA 1" (Il volto di Garibaldi era l'emblema del Fronte Popolare in opposizione alla Democrazia Cristiana in occasione delle elezioni del 1948). Non si sa chi sia l'autore, ma è divertente immaginare che l'antenato di coloro che oggi verrebbero presi a calci nel culo per aver imbrattato le mura di un palazzo, abbia avuto le attenzioni di un restauro e di una pensilina a proteggere la sua personalissima, libera espressione.
Siamo quasi sul finale e vi garantisco che come in ogni spettacolo che si rispetti il bello deve ancora venire. Prendete via Basilio Brollo e girate a sinistra in via Rocco da Cesinale, seguendo l'anonimo tratto di strada che vi condurrà fino a piazza Longobardi. Lo spiazzo è dominato dall'elegante edificio che ospita l'asilo "casa dei bimbi", una delle poche costruzioni preesistenti al quartiere come villa e residenza di campagna ( a sua volta costruita sui resti di una Villa Romana di cui rimangono ancora tracce), e oggi conosciuta semplicemente come "la scoletta" dagli abitanti della zona. Da questo punto potete avviarvi verso il tratto più suggestivo e caratteristico, che scendendo per Via Giovanni Ansaldo e poi di nuovo a destra per via Randaccio culminerà nell'atmosfera incantata dell'omonimo Largo Randaccio. Insinuatevi nei cortili, tra nani da giardino e panni stesi ad asciugare (lo so è una fissa), piante che si arrampicano sui portici e palazzetti che sembrano piccoli castelletti in miniatura, dove al posto degli stemmi di famiglie nobiliari, compare il simbolo ICP (istituto case popolari) a ricordarci il paradosso di questo piccolo miracolo architettonico. L'estetica e la funzionalità, il passato e il presente politico, la semplicità popolare e le smanie intellettuali, sono quel continuo contrasto che rende unica questa piccola città nella città. Qui a largo Randaccio lascerò che vi perdiate per curiosare in giro. Concedetemi la piccola bastardata di avervi condotti per mano passo passo, per poi infine abbandonarvi tra i viottoli del quartiere, ben sicuro che alla fine converrete con me che perdersi un pò per la Garbatella è solo un'altra piacevolissima esperienza.
Il giro finisce qui..almeno per me ;)!
Il giro finisce qui..almeno per me ;)!
I contatti telefonici di "tanto pe magnà" (anche qui la prenotazione è d'obbligo) li trovate sulla pagina http://www.tantopemagna.it/
Grazie a Maurizio, Claudia e Luca per avermi accompagnato nelle mie esplorazioni del quartiere!
negli ultimi 16 mesi sono stata a Roma 2 volte. Se avessi avuto i tuoi suggerimenti...
RispondiEliminaTiziana, non è mai troppo tardi no? Roma sta sempre qui, e se pensi di esserti persa qualcosa hai un buon motivo in più per tornate presto ;)
RispondiEliminaeheh questo lo rilanciamo subito subito sul ns facebook!
RispondiEliminabaaci
Che voglia di girare e girare e girare.
RispondiElimina:)))
Gran bel blog complimenti!
RispondiElimina@banda ;) 'zzie è un onore!
RispondiElimina@walkingblue e allora continuiamo a girare e girare e girare :P
@Riprendiamoci Roma benvenuto. Siete belli incazzati ma mi piace: e' solo un altro modo di amare la nostra città!
anche a me piacciono i panni stesi ad asciugare, sanno di genuino! E mi piace pure quest'altra passeggiata tra le vie meno battute di Roma...P.S. ho preso nota della trattoria TANTO PE MAGNA, perché ce vojo annà! :D
RispondiEliminaMi piace molto il tuo modo inusuale di percorrere
RispondiEliminaitinerari romani non noti ai turisti standardizzati.
@turista vacce vacce poi me dici! ( e cmq credo che questa mia attrazione per i panni stesi fuori sia dovuta anche al fatto che ho sempre quel fottuto stendino dentro casa in mezzo alle palle ;)))!)
RispondiElimina@Costantino mi fa piacere che ti piaccia e mi fa piacere che tu non sia un turista standardizzato ;) un salutone
Ciao Andrea, complimenti !
RispondiEliminaSi, pare proprio che abbiamo una passione comune, ma come non averla per una città come la nostra ? :-D
La Garbatella poi è un quartiere affascinante (anche a me piacciono i panni stesi... i balconi... i lampioni...)
Complimenti per il blog, che non conoscevo e che "frequenterò" sempre con piacere :-D
Jacopo
Ciao Jajo! Bene, ci seguiremo a vicenda e magari potremo scambiarci anche qualche dritta e consiglio! A presto!
RispondiEliminaahhahaahh anche io ho lo stendino dentro casa, non per lo spazio ma per evitare di ritirare panni di colore grigio smog :(
RispondiEliminaCredo che la mia passione per i panni stesi sia dovuta pure alle mie origini (per parte di nonno) partenopee: i vicoli di Napoli con quei balconcini pieni di panni, peperoncini, "cape d'aglio", pulcinella e tanto altro ancora, mi fanno impazzire!!! :P
Mi piace pure sta seconda parte ti ho aggiunto tra l'Elenco blog graditi da noantri...
RispondiEliminate saluto
@heheh turista, torno giustappunto da Napoli, dove ho fatto indigestione di panni stesi..e pizze fritte! ;)
RispondiElimina@Bella Max..ci si gradisce a vicenda allora! stamme bene
Ciao, c'è un premio per te sul mio blog ;)
RispondiEliminae la sfogliatella non l'hai mangiata??? ;)
RispondiEliminaCiao Andrea piacere...
RispondiEliminaO el core Romano!
Mio padre è Romano...e ho parenti li...mia nonna e mia zia.
Ma vivo in puglia.
IL 3 giugno sarò li a Roma!!e se famo sta magnata?
Scherzo...
Amo Roma e Napoli.
Una serena giornata.
@ Ciao Artemisia..torno dopo una breve assenza e vedo solo ora il premio! In realtà non ho ben capito come funziona..basta un grazie o devo seguire tutte quelle complicatissime istruzioni? ;)
RispondiElimina@ Turista la sfogliatella no :( preferisco il babà!
@ Ciao Giusy e benvenuta! Spero che qualcuno dei miei consigli ti sarà utile per la tua visita. Se hai bisogno di qualche dritta più specifica mandami una mail!
sono di roma ed è la prima volta che leggo cose per me inedite sulla garbatella.se mai ci ritornerò porterò con me questo vademecum.grazie
RispondiEliminaAnonimo metti il tuo nome così evito di chiamarti anonimo! Cmq benvenuto nel blog, e già che sei di Roma se hai qualche posto o curiosità da suggerire fammi sapere! un saluto!
RispondiEliminaCiao Andrè,
RispondiEliminae se te dicessi che io sò chi è stato a scrive "VOTA GARIBALDI LISTA N°1"?
Un abbraccio Mario di Garbatella