giovedì 9 dicembre 2010

Dice che il giardino del paradiso sta giusto dietro ar kebabbaro

Ho scelto di condividere con voi la prima dritta gastronomica di questo blog partendo da terre e sapori lontani: mettete quindi da parte per un giorno code alla vaccinara, amatriciane e trippa alla romana e preparatevi alla scoperta della più autentica cucina Mediorientale della città. Siamo al confine tra quartiere Monti ed Esquilino e il locale che vi invito a scoprire è lo "Shawarma Station" di Via Merulana: non è un ristorante e non è nemmeno il classico kebabbaro take away, di quelli che spuntano in ogni angolo di Roma riciclandosi all'occorrenza come pizzerie al taglio.
"Shawarma station", punto di riferimento della locale comunità Mediorientale (la cui cospicua presenza è certamente garanzia di originalità) è infatti una specie di mensa o tavola calda, dove muniti del vostro bravo vassoio potrete scorrere lungo il bancone scegliendo e sperimentando tra un invitante varietà di autentici piatti della tradizione. Il posto è conosciuto come Libanese, ma il personale e le ricette spaziano dall' Egitto alla Siria. Per questo motivo, con la stessa innocente scioltezza con cui categorizziamo sotto la voce "er cinese" qualsiasi titolare di occhio a mandorla, dal Thailandese al Vietnamita, passando per il monaco Tibetano, propongo quindi di rimanere sul vago riferendoci a quest'ottimo locale di cucina etnica con un generico "dall'arabo".


Se siete stanchi del classico kebab (e ve ne perdereste uno veramente ottimo) potete sempre scegliere di provare tra le altre cose il migliore hummus che possiate trovare a Roma (crema di ceci), degli ottimi warak dawali  (involtini di riso in foglie di vite), un abbondante porzione di felafel o diverse varietà di riso (consigliato quello con mandorle e uvetta) e cous cous. Per concludere infine con un'interessantissima scelta di dolci. La saletta che vi accoglierà per farvi accomodare dopo il pagamento di un conto sorprendentemente basso, vi catapulterà al centro di un'autentica ambientazione da vera bettola turca o libanese. E se qualcuno dei vostri commensali, che avrete portato a forza per colpa dei consigli del sottoscritto, proverà a storcere la bocca, potrete tranquillamente affermare senza paura di essere contraddetti che comunque "è un sacco tipico". In ogni caso sono certo che nessun amante di questo genere di cucina potrà rimanere deluso.

Una volta saziato il vostro appetito, il muso unto di hummus e il kebab che continuerà a riproporsi inesorabilmente nel corso della giornata, daranno la giusta continuità tematica alla visita, appena dietro l'angolo, del più grande esempio d'arte Bizantina presente a Roma: la cappella di S. Zenone, definita giardino del paradiso per la ricchezza dei suoi mosaici, e la cui contemplazione vi trasporterà immediatamente nelle atmosfere della ricca Bisanzio. Questo vero e proprio capolavoro artistico è situato all'interno della basilica di S. Prassede, una chiesa che troverete interessante, oltre che per la suddetta cappella, anche per la sua truce storia e due singolari curiosità.
La basilica venne edificata nell'818 per volere di papa Pasquale I allo scopo di accogliere le reliquie della santa, sui resti di un preesistente titulus praxedis: una sorta di chiesa privata che corrispondeva all'abitazione della famiglia di Prassede dove venivano accolti e battezzati i cristiani perseguitati nel II secolo A.C.


La biografia della santa ci è stata tramandata attraverso uno dei cosiddetti ”passionari” Romani del V secolo, fantasiose biografie di martiri che conobbero larga diffusione nell’alto medioevo come letture edificanti e spunti di riflessione per i fedeli del tempo, evidentemente appassionati di letteratura pulp. La leggenda si tinge immancabilmente di rosso nel momento in cui, durante l' ennesima ondata persecutoria, l'imperatore Antonino Pio ordina la strage di un buon numero di cristiani, accoliti della chiesa di Prassede. Cosa fa la santa a questo punto? Pensa bene di raccogliere devotamente con una spugna tutto il sangue versato dalle vittime del martirio e gettarlo come reliquia (insieme ad altri resti umani) nel pozzo della sua chiesa/abitazione.
Un disco di porfido rosso all'inizio della navata centrale sta proprio ad indicare il punto in cui era situato il pozzo (e secondo altre versioni lo stesso disco è il coperchio con cui venne sigillato) dove la Santa soleva strizzare la sua spugna intrisa del sangue dei martiri uccisi. A questo punto è lecito chiedersi cosa sarebbe successo se a quel tempo fossero esistiti i frigoriferi e soprattutto se la santa ne avesse posseduto uno, ma prima di inoltrarci in questi scenari da mente criminale con il rischio di esporre questo blog ad irrevocabile oscuramento, ma soprattutto  per evitare di ritrovarci Bruno Vespa con il plastico della casa di Prassede (e relativo pozzo) nella prossima puntata di porta a porta, lascerei in sospeso l’argomento e vi inviterei a scoprire piuttosto le meraviglie di questa basilica.


Di sicuro impatto è il ciclo di mosaici che nella zona del presbiterio rivestono il catino absidale, l'arco absidale e l'arco trionfale della chiesa. Se con questo pensate di trovarvi di fronte ad una delle più pregevoli espressioni dello stile Bizantino Romano, aspettate allora di ammirare l'interno del cosidetto "sacello" di san Zenone, la piccola cappella che si apre sulla navata destra della basilica. La cappella fu dedicata dallo stesso Papa Pasquale I all'omonimo martire in onore della defunta madre Teodora. Completamente rivestito di mosaici, il sacello di S. Zenone rappresenta il più prezioso esempio di arte bizantina originale presente a Roma, e proprio in virtù della ricchezza delle sue decorazioni è conosciuto come giardino del paradiso.
Vi consiglio di arrivare muniti di moneta da cinquanta centesimi, un piccolo obolo che vi darà modo illuminare i mosaici per goderveli in tutto il loro splendore, ed evitare così di fare le poste alla turista giapponese di turno nell'attesa che apra per voi il suo borsellino di Hello Kitty. Potreste rimanere ore ad ammirare ogni singolo dettaglio di questo incantevole, minuscolo spazio.

L'ultima sorpresa la troverete nella nicchia che si apre alla destra del sacello e che è a sua volta collegata alla navata centrale. Al suo interno è infatti custodita nientedimeno che una porzione della colonna della flagellazione di Cristo, trasportata a Roma direttamente da Gerusalemme nel 1223.
A questo punto bisognerebbe aprire un intero capitolo sul culto e il commercio delle reliquie diffusissimo in tutto il medioevo, fatto nella stragrande maggioranza dei casi di falsi e pacchi clamorosi (il monastero o la chiesa detentrice di reliquia - testa, unghia o mignolo sinistro che sia - entrava infatti nel circuito dei pellegrinaggi sviluppando in questo modo il proprio "business turistico" e le conseguenti entrate finanziarie) . Basti pensare alle migliaia di frammenti della croce sparsi in tutte le chiese del mondo che da soli sarebbero sufficienti per costruire una copia in legno a grandezza naturale della torre Eiffel. Ma a noi, che come i pellegrini di un tempo vogliamo lasciarci affascinare da questi oggetti intrisi di leggenda, piace pensare che effettivamente, qui a due passi dal kebabbaro più buono di Roma, sia conservata una parte della colonna originale dove Gesù in persona subì il maritirio della flagellazione.
Alla fine del giro, una volta usciti da questo scrigno di tesori e di arte bizantina e con il kebab ancora ben piazzato sullo stomaco, sono certo che ricorderete questo connubio tra shawarma e mosaici come il vostro breve e personalissimo viaggio nelle atmosfere di Istanbul al centro di Roma.
E soprattutto a meno di 10 euro, monetina da 50 centesimi inclusa!
Shawarma Station si trova in Via Merulana 271 ed è aperto tutti i giorni (prezzo medio meno di 10 euro).
La chiesa di Santa Prassede ha invece il suo in ingresso in via di S.Prassede 9/a ed è visitabile dalle 7:30 alle 12:30 e il pomeriggio dalle 16:00 alle 18:00
Vista la prossimità con Piazza Vittorio (vedi post precedente) vi consiglio vivamente di unire le due cose. 

2 commenti:

  1. Commento un post vecchiotto, ma capirai il perchè abbia attirato la mia attenzione ;-)
    Finalmente sento la Shawarma chiamata con il suo nome e non confus con il kebab...
    Andrò a verificare di persona se è degno di una bettola turca, libanese...o saudita.

    Bell'idea questo blog, per una grande amante della sua Roma come me.
    Ciao :-)

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  2. wè che piacere la tua visita! hehe ammazza che occhio lungo..cmq da esperta quale sarai diventata ti garantisco che non rimarrai delusa. Spero che questo blog ti sia utile per RIscoprire tanti dettagli della tua città durante una delle tue prossime visite a "casa"! ciao!!

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