lunedì 6 dicembre 2010

Dice che a Piazza Vittorio c'è la formula magica (e che MAS è meglio de Harrods)

Oggi vorrei iniziare con una domanda. Cosa ci fanno i caratteristici portici delle piovose città del nord Italia in una piazza Romana? Quale potrebbe essere la loro funzionalità in quest'oasi di clima mediterraneo? In realtà, dopo venti giorni consecutivi di pioggia, verrebbe invece da chiederci perchè con i portici non ci abbiano tappezzato l'intera capitale, ma in questo caso la risposta non ha a che fare con il clima. La progettazione di Piazza Vittorio risale infatti alla fine dell’800, quando il quartiere Esquilino venne messo in piedi ex novo per ospitare la borghesia impiegatizia statale, che si trasferì da Torino a Roma nel momento in cui le due città si passarono il testimone di capitale d'Italia (passando per Firenze). Ecco quindi spiegato il perchè della presenza di un intero quartiere “Torinese” al centro di Roma, che con i suoi portici e le sue eleganti architetture da capitale Europea, riproponeva la struttura urbanistica dei luoghi d'origine di questa nuova generazione di burocrati del regno.


Oggi l'Esquilino è meglio conosciuto come la Chinatown di Roma o più sbrigativamente come la zona della stazione, e viene spesso snobbato come meta di una possibile visita. Vi invito quindi ad una passeggiata (preferibilmente un sabato mattina), per assaporare la vitalità di piazza Vittorio e per un paio di vere chicche.
Sapevate ad esempio che proprio nei giardini della piazza si nasconde la formula alchemica che permette di trasformare la vile materia in oro? Direi che questo sembra già un motivo sufficiente per mettersi in moto.
Se la vostra tabella di marcia prevede un alzataccia mattutina, avrete persino il privilegio di assistere ad una delle quotidiane lezioni di Tai Chi che si svolgono all'interno del parco, i cui lenti ed ipnotici movimenti di gruppo vi riporteranno all'atmosfera di una vera città Asiatica. 
Una volta che avrete scelto la vostra panchina, vedrete sfilare davanti a voi famiglie, coppiette e spacciatori di ogni età e provenienza, con le loro centinaia di storie tutte diverse. Godersi in tranquillità l'atmosfera del posto è un esperienza estremamente piacevole, meglio ancora se in compagnia di un bel libro a tema come “scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio” di Lakhous Amara, che vi aiuterà a comprendere meglio lo spirito del quartiere.
Dopo esservi riconciliati con il mondo (nel vero senso della parola, dal Bangladesh al Marocco), potrete spostarvi verso il gruppo di rovine situato nell’angolo nord ovest dei giardini, dove scoprirete uno dei più misteriosi e tuttora indecifrabili monumenti della città: la cosiddetta porta magica.


La porta, risalente alla fine del 600, apparteneva ad una delle magnifiche ville che prima dello sventramento “Piemontese” popolavano quest'angolo di campagna Romana, e precisamente alla villa del Marchese Massimiliano Palombara. Trasferita e risistemata all'interno del giardino, la porta magica rimane l'ultimo elemento architettonico sopravvissuto alla demolizione dell'edificio del Palombara. Il marchese era un assiduo frequentatore della corte Romana della regina Cristina di Svezia a palazzo Riario, a sua volta appassionata di scienze e alchimia, e all'interno del cui palazzo era ospitato un avanzato laboratorio di esperimenti. La leggenda racconta che un pellegrino si fosse fermato una notte nei giardini della villa alla ricerca di una particolare erba, che lo avrebbe aiutato ad ottenere la mitica formula per la trasformazione della materia in oro. Al mattino il misterioso personaggio (identificato secondo alcuni col giovane medico e alchimista milanese Giuseppe Borri) sparì oltre una di queste porte lasciandosi dietro alcune pagliuzze dorate e dei fogli scritti a mano, contenenti indecifrabili formule, simboli magici e annotazioni.


Il marchese fece quindi incidere quegli stessi simboli e quelle enigmatiche frasi sui muri e sulle cinque porte di Villa Palombara, affinchè qualcuno un giorno potesse essere in grado di interpretarli. La storia è leggermente diversa, ma non cambia il fatto che tali simbologie si ritrovano in tutti i libri di alchimia e filosofia esoterica diffusi in quel periodo, e che certamente erano conosciuti e studiati dal marchese di Palombara (a partire dal bassorilievo che sormonta l'architrave, simbolo della confraternita dei rosacroce di cui egli faceva sicuramente parte).
A guardia della porta noterete due statue grottesche rappresentanti la divinità egizia Bes, una sorta di demone nano venerato dagli Egizi ( e il cui culto si diffuse anche a Roma) per contrastare il malocchio e le sciagure.
Purtroppo la porta magica è oggi circondata una cancellata che ne rende impossibile la visione a distanza ravvicinata, impedendo quindi l'osservazione delle numerosissime iscrizioni riportate. Tra queste ne cito una: "Horti magici ingressum hesperius custodit draco et sine Alcide colchicas delicias non gustasset Iason", Il drago Hesperio custodisce l'ingresso del magico giardino e senza (la volontà di) Ercole, Giasone non potrebbe gustare le delizie della Colcide. In breve un invito a domare con eroica forza di volontà (Ercole) le passioni e la nostra intrinseca natura animale (il drago) per poter accedere alla conoscenza (il giardino). Insomma come si dice a Roma: state sereni!


Se per caso non foste riusciti nell’impresa di decifrare le formule per colpa di quella maledetta cancellata, c’è ancora un modo per riscoprirsi ricchi e tentare l'affare del secolo: una visita ai celebri magazzini Mas (magazzini allo statuto), il tempio del trash Romano dove il tempo sembra essersi fermato alla fine degli anni settanta, e che annovera nella sua lunga storia pubblicitaria testimonial d'eccezione del calibro di Alvaro Vitali e Antonio Zequila.
Cinque vertiginosi piani si stagliano di fronte a voi fra cestoni di mutande a 2 euro e pretenziosi lampadari in stile Versailles, dove tutto è maledettamente autentico e i cartelli dei prezzi sono scritti rigorosamente a mano con amanuense dedizione.
In un trionfo di multietnicità i “dicaaaa” delle sobrie commesse Romane si incontrano con gli ancestrali dialetti del Kashmir Indiano e della Cina rurale, con l'unico inconveniente che nessuno capisce mai un cazzo. Un cartellone affisso all'ingresso delle scale mobili invita a visitare “il sottosuolo”, nome che vi sembrerà curioso riferito ad un piano interrato, ma che riscoprirete quanto mai azzeccato per questa specie di catacomba del trash, che vi condurrà in un percorso senza tempo tra giocattoli, casalinghi, stoffe e divise da lavoro. Teli da mare, zucche di halloween e cappelli da babbo natale sono infatti tutti contemporaneamente accatastati, reparto dopo reparto, incuranti della propria stagionalità.


La colonna sonora, che spazia dalle versioni latino americane degli ultimi successi della Pausini e Ramazzotti alle chicche dance anni novanta, proviene da una sorta di Monolite stile 2001 Odissea nello spazio che si erge dietro le casse prima dell'uscita, da cui con un pizzico di fortuna riuscirete a vedere la commessa di turno estrarre il microfono per estasiarvi in un' ineccepibile descrizione delle ultime offerte dei vari reparti, come solo una volta si usava fare.
Una volta usciti converrete con me che questo posto debba necessariamente essere messo nella lista dei siti protetti dall'Unesco come patrimonio dell’umanità.
A conclusione del tour vi suggerisco di cogliere l'invito della misteriosa iscrizione palindroma riportata sulla soglia della porta magica: SI SEDES NON IS (se ti siedi, non procedi), che letta al contrario è SI NON SEDES IS (se non ti siedi, procedi). Insomma leggetela come vi pare, ma il senso è: muovete il culo che a Piazza Vittorio c'è tutto un mondo da scoprire.

11 commenti:

  1. post bellissimo!
    ora è obbligatorio un giro da MAS :D

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  2. Grazie!! A proposito me so scordatio de prende i copricuscini leopardati...ci pensate voi? ;)

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  3. Eh vabbè ma scusa, un oasi di clima mediterraneo ok ma non è che a Roma non piova mai......

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  4. Descrizione "pittoresca" :-) la prossima volta che capitero' a Roma sarà la mia prima tappa :-) thanks!

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    1. grazie a te benvenuto..o benvenuta?!! (dilemmi dell'anonimato :D)

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  5. Il Mas era uno dei miei negozi preferiti di Roma. Ancora ne ho un paio di superga militari dal 82...
    Tomás

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    1. grande Tomàs...tu sì che hai apprezzato il vero shopping romano..altro che via condotti ;)

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  6. Bellissimo post, ho scoperto qualcosa di nuovo e interessante, grazie!!
    Ho abitato un anno in questo quartiere, ti fa affezionare all'istante! Credo abbia un'atmosfera unica, appena posso torno a farci una passeggiata. Davvero consigliatissimo.
    Francesca

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    1. Ciao Francesca e benvenuta. E i "tesori" di Piazza Vittorio e dintorni non finiscono qui. Dai un'occhiata anche al post sul mercato e a quello sulla basilica di S.Prassede. In questo modo la tua prossima passeggiata nel tuo vecchio quartiere potrà dirsi veramente completa ;)

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  7. Letti entrambi gli altri post, grazie andrea!
    Il mercato è un vecchio amore, S. Prassede invece non la conoscevo.
    Cresce la voglia di passeggiata con occhi nuovi :)

    Francesca

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