Nel caso in cui aveste avventatamente investito un capitale per il vostro abbonamento annuale in palestra, la cui frequentazione si fosse definitivamente risolta in un paio di ingressi scarsi (di cui il secondo esclusivamente per l'uso dell'idromassaggio), potrebbe consolarvi sapere che "qualcuno" di tristemente noto si comportò persino peggio. All'interno del Palazzo delle Terme al Foro Italico scopriremo infatti la cosiddetta palestra del duce, capolavoro di architettura razionalista dell'allora giovanissimo Luigi Moretti, destinata agli allenamenti privati di Mussolini, il quale decise infine di non metterci piede motivando la sua latitanza dagli attrezzi con un populistico disdegno verso l'eccessiva lussuosità del luogo (una scusa che riutilizzerei volentieri se non fosse quantomeno poco credibile riferita a quella specie di scantinato di periferia con le docce scardinate dalla parete che non frequento ormai da tempo immemore). Purtroppo, quello che possiamo vedere attualmente è quanto rimane di una "devastazione ristrutturale" operata dalla fine degli anni Settanta che, stravolgendo completamente l'ambiente originario, ha trasformato una meravigliosa palestra risplendente di marmi di Carrara in una pacchianissima sala conferenze quasi completamente rivestita di orribile moquette rossa.
Una volta entrati ci troveremo al cospetto di una semplice e piuttosto deludente sala conferenze, tra le altre cose dall'aria vecchiotta e polverosa, apparentemente distante anni luce da quel tempio per la cura del corpo elegante e sofisticato che il giovane architetto Luigi Moretti fu chiamato a realizzare. Solamente attraverso un processo di decostruzione mentale, con il quale toglieremo pezzo dopo pezzo tutto il brutto impadronitosi del luogo (partendo ovviamente da quell'orrenda moquette rosso-sanguinaccio, che nella scellerata mente di qualcuno avrebbe dovuto fare pendant con gli esterni in rosso pompeiano degli edifici del Foro) comprenderemo quale moderno capolavoro architettonico si trovi celato davanti ai nostri occhi.
Un luogo metafisico originato da contrasti di luce, linee estremamente rette, elementi sospesi e piccoli dettagli di rottura, che come il più studiato dei difetti in un perfetto contesto somatico (il classico dente storto sul viso armonioso dell'attricetta bona), altro non fanno che dare vitalità ad una compassata perfezione: ed è così che le pareti marmoree dalle rigide lastre perfettamente lucide definiscono la sala curvando inaspettatamente agli angoli, mentre la "trasgressiva" presenza di una scala elicoidale sul fondo spezza impunemente la rigorosa linearità del contesto (Sgarbi, esci da questo corpo!). Persino la scelta e il taglio dei marmi che rivestono le pareti non è casuale, con le venature che si compongono in un preciso disegno dall'andamento speculare. A questo punto dovremmo scardinare le poltrone e sfondare il controsoffitto per ritrovare il perfetto equilibrio originario della zona destinata all'attività fisica vera e propria, dove in sequenza sospesa trovavano posto i singoli attrezzi necessari all'allenamento (il quadro, una fune, la pertica, oggi purtroppo assenti).
In prossimità dell'uscita passeremo nuovamente sopra il mosaico di ingresso di Gino Severini, raffigurante Icaro che cade a testa in giù come conseguenza dell'ardito gesto di essersi avvicinato nel suo volo troppo vicino alla luce del sole (il sole come riferimento al duce): "dux mea lux", recitava il celebre slogan fascista...e guardando la scala di fronte viene spontaneo pensare unicamente alla squallida luce artificiale di quell'antico solarium. E alla fine tutto torna.
E' possibile visitare la palestra del duce esclusivamente in occasione di visite guidate speciali organizzate da associazioni culturali (cercate su internet e vedrete che prima o poi qualcosa esce fuori ;) )
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GRAZIE ALL'AMICO MARCO PER LE FOTO!